Se vogliamo ridurre le distanze per entrare in relazione correttamente con il cavallo dovremo avere una comunicazione adeguata. Questo significa, per esempio, camminare verso di lui seguendo una traiettoria curva, mantenere le braccia lungo il corpo, fare attenzione allo sguardo che non dovrà essere diretto sull’animale. Dovremo inoltre mantenere un tono di voce basso, avvicinarci con un ritmo lento, senza fretta, finalmente disponibili all’ascolto. Disponibili all’ascolto significa capaci di sentire l’altro, di percepire le sue emozioni. Solo così saremo in grado di notare la sua comunicazione, solo così capiremo se è disponibile a incontrarci. A questo punto, se veramente vuole incontrarci, le sue orecchie saranno indirizzate verso di noi, la sua testa e la mimica facciale saranno rilassate, e noteremo un atteggiamento di apertura. Viceversa, se non ci vuole vicino, schiaccerà le sue orecchie all’indietro, contro la testa, si mostrerà agitato, la coda sarà in movimento e tutto il suo corpo mostrerà maggiore rigidità. In questo caso è meglio non avvicinarsi e lasciare che sia lui ad accorciare le distanze, quando se la sente, quando finalmente sarà riuscito a vincere la diffidenza.
Forse vi chiederete perché i cavalli dovrebbero mostrare diffidenza? In realtà io vi chiedo se non dovremmo essere stupiti che ancora avvenga il contrario! Come mai i cavalli continuano a fidarsi di un animale come noi? Noi li abbiamo costretti a una vita chiusa in box, li abbiamo privati del contatto con la natura e con gli altri cavalli e da sempre li abbiamo sfruttati come se fossero delle macchine. Dobbiamo riconoscere che non siamo stati molto rispettosi con questo meraviglioso animale.
Quanti di voi sono saliti in qualche momento della propria vita in sella a un cavallo? Immagino in tanti, quasi tutti. E quanti di voi hanno provato a correre di fianco a un cavallo che galoppa libero? Quanti hanno provato quell’emozione, l’emozione di entrare davvero a contatto con quest’animale, l’emozione di lasciarsi appannare gli occhiali o farsi riscaldare la faccia dal loro respiro?
Sono convinta che molti di voi abbiano potuto intuire quanto possa essere bello interagire con un cavallo.
Probabilmente molti di voi si saranno recati in un maneggio per conoscere meglio questo animale, spinti proprio da tale consapevolezza. E in questa fase, purtroppo, sarete quasi sicuramente incappati in qualcuno pronto a persuadervi che per comunicare con un cavallo basta sapere “dare gambe” e “tirare le redini a destra e sinistra”. E allora, convinti di aver appreso tutto ciò che era necessario per conoscere questa specie, forse non avrete più sentito il bisogno di tornarci.
Invece io vi invito a tornare, e vi propongo di non ascoltare più chi sostiene di conoscerli affermando che i cavalli sono “animali semplici”, che con i cavalli da sempre “si fa così”, che per farsi capire bisogna essere “determinati nell’uso della forza”.
Il mio invito è quello di andare oltre, di approfondire una nuova disciplina, la Zooantropologia Equestre che si presenta come alternativa a questa triste tendenza.
Insieme possiamo dare voce a quest’animale e a tutti coloro che davvero lo amano e che vorrebbero, sì, stargli vicino, ma in maniera più rispettosa, e lasciarsi trasportare, ma in un modo nuovo, completamente rivoluzionario.
E allora, se siete pronti, fatevi guidare.
Autrice: Odette Abramovich Terol. Medico veterinario
Educatrice e istruttrice cinofilo Siua e responsabile dell’area di Zooantropologia per Siua, operatrice di Pet Therapy e di zooantropologia didattica Siua, istruttrice di riabilitazione equestre ANIRE nell’area educativa ludico-sportiva, responsabile di progetti di Pet Therapy in varie strutture socio-sanitarie dell’Emilia Romagna
Copertina: unbridledhorselove