La cute è uno degli organi principali del corpo degli animali sia perché è quello più esteso sia per le importanti funzioni che svolge. Tra i ruoli che le competono c’è, insieme con il mantello, quello di essere indice della qualità del cibo che il cane consuma e del suo stato di salute generale. La nutrizione non solo permette la prevenzione nelle patologie cutanee ma può essere sfruttata a scopo curativo.
Prima di trattare la sintomatologia e il diagnostico delle patologie cutanee su base alimentare è necessario fare un po’ di chiarezza per quello che riguarda i termini utilizzati per indicare queste patologie.
Tutte le reazioni avverse legate al cibo sono indicate con il termine di ipersensibilità alimentare o intolleranza alimentare. Queste poi possono innescare o meno una reazione del sistema immunitario (generale o locale GALT). Nel caso in cui sia attivato questo apparato si parla di allergia alimentare e il corpo reagisce a quella determinata sostanza (una proteina generalmente) come se fosse dannosa per l’organismo. Le allergie gastroenteriche hanno una base genetica.
Le reazioni alimentari non immunomediate (che non prevedono l’interessamento del sistema immunitario) sono legate ad alimenti ricchi di istamina (pomodori, spinaci, salsiccia, formaggio), sostanze che liberano istamina (cioccolato, pesce, suino, fragole) e alimenti ricchi di triptamina (cioccolato, formaggio cotto).
Infine l’atopia è una malattia cronica della pelle dovuta alla tendenza a sviluppare una risposta immunitaria anomala nei confronti di sostanze che generalmente sono innocue, come le polveri o i pollini, su base ereditaria.
Gli alimenti maggiormente implicati nelle ipersensibilità alimentari sono: carne (bovino, pollo, agnello) uova, prodotti caseari, soia. In tutti i casi ogni proteina alimentare è capace di provocare un’anomala risposta del sistema immunitario, l’ipersensibilità è un fattore soggettivo.
La sintomatologia è varia, potendo interessare l’ apparato gastroenterico, il respiratorio, cutaneo, renale o essere generalizzata.
Esistono dei fattori che predispongono a sviluppare un intolleranza alimentare:
• Mal digestione: si tratta di un’alterazione del processo fisiologico che porta alla demolizione degli alimenti una volta ingeriti. Una volta assunto, il cibo passa per una “catena” che interessa diversi organi (la bocca, l’esofago, lo stomaco, il pancreas, l’intestino, etc.) ognuno dei quali ha un compito ben preciso. Se uno dei passaggi non viene rispettato o non è svolto al meglio gli alimenti passeranno al tratto successivo senza le caratteristiche dovute e tutto il processo subirà un alterazione così come il prodotto finale che giungerà all’intestino per essere assorbito. In poche parole, le proteine che vengono ad essere demolite, passo dopo passo, per arrivare alle dimensioni (peso molecolare) tali da essere assorbite, se avranno un peso molecolare troppo grande potrebbero non essere riconosciute, attivare la risposta immunitaria locale (GALT) e provocare un allergia alimentare. Un esempio sono i casi di infiammazione intestinale cronica o un insufficienza pancreatica.
• Problemi nella permeabilità intestinale: alterazioni anatomiche alla barriera costituita dalla mucosa intestinale (ex. Nelle infiammazioni intestinali)
• Vaccinazioni: esistono delle reazioni crociate che permettono la produzione di anticorpi rivolti verso alcune proteine. Ciò significa che alcune proteine contenute nei vaccini (negli adiuvanti) permettono la produzione di anticorpi che potrebbero essere attivi nei confronti delle stesse proteine assunte con l’alimentazione. Ciò è stato dimostrato solo a livello sperimentale e non dà luogo a segni clinici.
• Atopia: individui soggetti a questa patologia hanno facilità a mostrare anche allergie alimentari.
I sintomi sono vari e possono interessare diversi apparati:
• Urticaria: poco frequente.
• Dermatite atopica: dermatite pruriginosa cronica del muso e delle estremità, legata a predisposizione genetica su allergeni di tipo ambientale. Il 30% dei cani che presentano atopia hanno miglioramenti con una dieta ipoallergenica, ciò significa che l’allergia alimentare gioca un ruolo fondamentale in questo tipo di dermatite.
• Prurito locale: di solito è bilaterale (si presenta nella stessa zona sui lati del corpo) e si accompagna ad alopecia autoindotta, poiché il cane grattandosi elimina i peli.
• Hot spot: lesione spesso circolare, molto dolorosa con perdita di peli ed essudato maleodorante.
• Piodermite superficiale ricorrente: papule, pustole e croste che partono dall’addome e dalla zona inguinale per estendersi a tutto il corpo.
La diagnosi si fonda sull’alimentazione, che costituirà anche la gran parte della terapia. Dopo aver escluso tutte le altre possibili cause di lesioni cutanee, prime fra tutti gli ectoparassiti, si propone la dieta ad esclusione che permetterà di individuare la patologia se si avrà il miglioramento dei sintomi, dopo 10-12 settimane, di almeno il 25%. Consiste nell’andare ad eliminare l’elemento che genera la reazione dell’organismo e ciò viene fatto tramite l’alimentazione.
Si tratta di diete che utilizzano proteine con cui il cane non è mai venuto in contatto, cosa sempre più difficile.
È essenziale che questo tipo di alimentazione sia seguito rigidamente. Ciò significa che devono essere identificati ed eliminati tutti gli extra, di cui diamo alcuni esempi: ossa di pelle di bovino, rifiuti, dentifricio, farmaci aromatizzati, bocconi utilizzati per la somministrazione di farmaci, integratori di vitamine e oligoelementi, avanzi, feci, cibo offerto dai vicini, cibo di un altro animale, etc.
Le diete utilizzate possono essere:
• commerciali: possono essere a base di crocchette monoproteiche che utilizzano proteine e carboidrati che il cane non ha mangiato in precedenza (cervo, anatra, coniglio, pesce bianco. N.B. Da evitare il tonno che contiene istamina). Oppure possono consistere di crocchette a proteine idrolizzate in cui le proteine originarie sono state “spezzettate”, tramite tecnologia alimentare, diventando di dimensioni tali da non essere riconosciute dall’organismo. Ciò ne aumenta sensibilmente la digeribilità e l’assorbimento. Possono essere utilizzate indipendentemente dalla fonte proteica, che generalmente sono pollo o soia.
• casalinghe: viene ad essere individuato un numero limitato di proteine e carboidrati. In particolar modo, vengono evitate le patate che possono dare reazioni crociate con – e quindi far presentare reazioni in animali sensibili a – mais, frumento e altri cereali. Si tende a preferire il pesce per la presenza di omega 3 che hanno un effetto sulla risposta immunitaria. Con questo tipo di alimentazione però si può cadere facilmente in squilibri dietetici se utilizzate per più di due mesi o nei cuccioli.
In tutti i casi, impostando un nuovo regime alimentare si può assistere a cambiamenti di peso (aumento o diminuzione).
Se la dieta a esclusione ha successo, si può procedere al test di provocazione, dove vengono introdotte le possibili proteine che inducono le reazioni per 1 – 3 settimane e vedere se riappare il quadro clinico.
Qualora ci sia diagnosi di intolleranza alimentare, il regime alimentare permetterà di tenere sotto controllo la sintomatologia, ma non si escludono ricadute ad esempio nel caso ci sia un calo delle difese immunitarie o nel caso ci siano patologie concomitanti, quindi si procederà a terapia di sostegno per gestire i sintomi (ex, antibiotici, FAS etc.)
Autrice: Valentina Vescio. Medico veterinario clinico
Diploma di master in “patologia comportamentale del cane e del gatto” nel 2009
Educatore cinofilo siua, Istruttore cinofilo Siua.
Copertina: fidosavvy.com