L’approccio CZ non è solo un modo per interpretare il comportamento ma un modo di considerare i processi di apprendimento e di strutturare l’insegnamento e più in generale l’attività didattica.
Per l’approccio CZ l’apprendimento è un processo che si realizza solo nel pieno protagonismo del discente, pertanto la parola chiave è “coinvolgimento”. In Siua insegnamo che l’ingaggio è l’operazione più importante perché quando qualcuno è coinvolto hai già fatto metà dell’opera.
Se vuoi apprendere l’approccio CZ, Siua è il luogo dove è nato e dove si pratica nella sua pienezza teorica e applicativa, e dove viene costantemente messo alla prova e aggiornato.
Per l’approccio cognitivo il comportamento è l’espressione di uno stato mentale caratterizzato da componenti affettive (emozioni e motivazioni) e componenti elaborative (conoscenze e funzioni). Lo stato mentale è pertanto una composizione tra aspetti affettivi che svolgono il ruolo di moventi espressivi e aspetti elaborativi che definiscono il modo in cui il comportamento si realizza. Le componenti affettive devono trovare una loro espressione, pertanto il lavoro educativo sta nel fornir loro la corretta canalizzazione. Per quanto invece concerne le componenti elaborative occorre tener conto delle dotazioni sviluppate dal soggetto. Nella lettura cognitiva tanto le dotazioni innate tanto quelle apprese non vanno considerate degli automatismi ma degli “strumenti” che il soggetto utilizza in modo libero, spesso applicandoli ai contesti dove li ha appresi, ma non raramente al di fuori di questi ovvero in nuove situazioni. Le dotazioni sono cioè conoscenze – da cui il termine “cognitivo” che vuol dire appunto “conoscenza” – materiale che può essere rimaneggiato e che può generare nuove conoscenze, ma soprattutto: che è utilizzato dal soggetto.
Questo significa considerare il soggetto come protagonista del proprio comportamento rigettando la pretesa di trasformare l’animale in una macchina mossa da specifici interruttori.
Il primo aspetto da considerare è cosa significhi passare da una visione meccanicistica basata sugli automatismi – il cane come un burattino mosso da dei fili – a una visione incentrata sul soggetto e pertanto basata sugli strumenti di conoscenza. Si tratta ovviamente di una rivoluzione nell’interpretazione dell’animale, ma altresì nel modo di rapportarsi a lui e di considerarne i processi di apprendimento.
Il secondo aspetto riguarda il porre al centro della sua soggettività quelle componenti che lo rendono protagonista ossia le emozioni e le motivazioni che solitamente sono considerate di secondaria importanza. Secondo l’approccio cognitivo occorre mettere le emozioni e le motivazioni al centro del suo essere e saperle valorizzare.
Quando consideriamo una relazione tra l’essere umano e un altro animale non possiamo non tener conto dei parametri di relazione che si vengono a realizzare perché questi influenzano profondamente la quotidianità dell’animale. Pertanto per l’approccio zooantropologico non è possibile modificare un profilo comportamentale senza modificare la rete di relazioni che circondano il soggetto.
Quando un cane o un gatto vive con noi si nutre anche e soprattutto di relazione e questa dieta può essere carente o sbilanciata per mille motivi, non ultimo il fatto che le persone spesso seguono aspettative inadeguate
Per l’approccio zooantropologico le relazioni individuano dei ruoli e delle attività tra i partecipanti, pertanto occorre agire non tanto e non solo sulla correttezza relazionale ma sulle dimensioni di relazione.